domenica 1 luglio 2018

Poesia in vaporetto


Il temporale sta ormai terminando: qualche lampo in lontananza, poche gocce, ma fa ancora un po’ freddo. A quell’ora il vaporetto è quasi vuoto. Dopo giorni di ressa, sembra strano trovare intere file di sedili libere. Le due amiche in vacanza, nel classico assortimento di bionda e mora, decidono dunque di approfittare e sedersi nell’ultima, in fondo. 

La luce dei neon isola lo spazio interno da quello esterno. Si sfila così lungo il Canal Grande con sovrana noncuranza. Da un finestrino semiaperto ogni tanto compare una bifora illuminata, un lampadario dai mille lapislazzuli, un soffitto affrescato. Riaffiora la magnificenza serenissima, ma è questione di un paio di secondi.

All’improvviso, dopo la fermata di Rialto, un giapponese di mezza età si siede davanti a loro, girandosi a guardarle. Porta un cappello floscio e puzza violentemente d’alcool. Le osserva con attenzione, bofonchiando in inglese qualcosa come poetry o poem, ma le due capiscono ben poco, complice il rollio continuo del vaporetto. “Wait”
E ha già estratto dallo zaino un libretto rosso:  “Poesie” di Patrizia Cavalli.

“Do you know?” – “Oh, yes, she’s an Italian poet” - risponde la mora, con soddisfazione. Soddisfatto anche il giapponese che, con mossa plateale, apre alla prima pagina - “Listen” - iniziando a declamare versi. 
La bionda non ci crede. La mora, che ha la fortuna di essergli più vicina, cerca di sdrammatizzare correggendogli la pronuncia con scherzoso fare da maestrina.
“Artefìche”, legge lui. No: “artèfice” – subito lei.
L’altra continua a seguire attonita, trattenendo conati di vomito causa olezzi vari.
“Ciavi”.
“Ma no, no: chiavi”.
Dopo un distico, una smorfia di stanchezza, o forse nervoso: il libretto viene chiuso di scatto.
“Romantic?”
 “Sorry?”
“Are you romantic?”
“All Italian girls are romantic” -  si fa uscire di bocca la mora, che contemporaneamente si pente e si odia per l’inutile battuta. La bionda, confinata più a lato, finge di partecipare, ma non sente nulla.
“Ménage a trois?”
“Oh, no, no, thanks” – questa volta la mora si dà un tono serio.
“One-o-one?” – non demorde il nipponico, guardando alternativamente lei e la bionda, e muovendo più volte l’indice, prima verso l’una, poi verso l’altra...
La bionda, che nelle orecchie aveva soltanto il perenne bordone dei motori,  intuisce miracolosamente qualcosa e lo fissa con cattiveria.
“No, no” - ripetono in coro.
Lui si volta di scatto, girando loro le spalle.
La mora non si trattiene più e scoppia a ridere. La bionda, benché confusa, la segue.

Con imperturbabilità orientale, l’uomo si sposta dall’altra parte del vaporetto, si accascia su un sedile e si addormenta.
“Ultima fermata: LIDOOO”. I pochi passeggeri si alzano, anche le due amiche.
Escono sulla banchina. La mora si gira: lui è ancora lì, immobile nell’ultima fila, con la testa ciondoloni, il cappello storto.

Il vento era lieve,
ricomparse erano le stelle.
E già il vaporetto ripartiva.

[Haiku veneziano]


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