sabato 28 luglio 2018

Tra realtà e partitura [Edvard Grieg, Suite aus Holberg Zeit, per orchestra d’archi] - piccoli quadri da leggere e ascoltare


Il viaggio 
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I tempo, Preludio (Allegro vivace) 

Il treno è partito e, appena fuori dalla stazione, ha trovato presto la sua velocità. È un fuoco la sua corsa, ha l’impeto degli archetti sulle corde, che si muovono frenetici nella cascata di semicrome. Sembra un cavallo che ha ritrovato la libertà e che ora corre come sospinto dal vento in questo galoppo così ritmato e perfetto. Dal finestrino entrano i colori della terra, dei boschi, del fiume. Mi manca il respiro, sono felice.
Ma ad un tratto, un lieve diminuendo: sono i primi violini a placarsi, disegnando un cantabile che calma l’orizzonte. Si è aperta una radura e, oltre, s’intravvede il mare. La melodia è una carezza: una linea di terzine delicate, come le ginestre che sfiorano i finestrini.
Ma ritornano all’improvviso gli scossoni e, infine, una repentina curva: i violoncelli, ostinati e invadenti, aiutati dalle viole, riprendono con forza a dominare la partitura. Il treno ha appena inforcato una galleria e le note si fanno misteriose e gravi. Ma non tarda a ritrovare l’uscita e lo scintillare delle note dei violini ritorna al riapparire della luce: il treno brilla nella pianura e sale, sospinto dalle ali degli arpeggi, verso la sua meta. Eccola, si vede in lontananza: inizia dunque a frenare e, accompagnati da accordi in fortissimo solenni e pieni, in scandito rallentando, facciamo il nostro trionfale ingresso in stazione.



Una passeggiata solitaria  
clicca qui:  II tempo, Sarabanda

Mi aveva detto sarebbe venuto a prendermi al binario. Mi aveva detto che avremmo camminato insieme lungo il viale, tra i vicoli, la gente. Ma già scendendo i gradini del treno, mi avvolge una nebbia di malinconia. Il tema dei violini è semplice e struggente: ha una linea pulita che smaschera ogni mia illusione. Non c’è e non verrà.
Cosa fare? Mi sento sospinta dalla melodia, dalle figure a tratti dolcemente puntate; esco nel piazzale, già mi trovo lungo il corso alberato. Inciampo sulle radici, sfioro cappotti, passeggini, coppie strette negli abbracci sconnessi della camminata domenicale. La musica ha un timido accelerando, ma ritorna dopo poco al suo Tempo Primo.
Sono sola.
Il tema lasciato ai violoncelli un poco mi consola e il riunirsi discreto delle quattro voci mi rende quella stretta negata.

(... continua)
 


sabato 14 luglio 2018

14 luglio 1789: muore la Rosa di Versailles

Questo capolavoro di cartone animato è stato un mattone fondamentale della crescita mia e, sono certa, di molti altri pargoli della mia età; per l'ambientazione storica, per i valori di onestà, coraggio e fierezza che insegnava, per quell'ambiguità misteriosa che comunque traspariva, nonostante ai bambini degli anni '80 fosse arrivata una versione "ripulita", e sì, anche per la sigla, che voleva imitare una sorta di musica di corte, così meravigliosamente stucchevole e pettegola. Grazie Lady Oscar.

Sigla

mercoledì 4 luglio 2018

Ricordo d'inverno



 Ivan è bello e sorride con i suoi denti candidi, gli occhi azzurri. Ha sempre un berretto di lana in testa e non gli ho mai visto il colore dei capelli. La sua bellezza, i suoi modi allegri mi affascinano e rattristano al tempo stesso. “Riso, pasta o minestrone?”, gli chiedo. “Quello che piace a te”, mi risponde sempre. Ma questa sera aggiunge: “Qualcosa di tanto caldo, perché mi hanno rubato il motorino e devo fare strada in bici”. Gli domando dove deve andare. “Al lavoro, dopo Ponte di Brenta”. Ivan lavora in fabbrica, di notte. 
Dalle Cucine popolari fino a Noventa, fino alla Riviera, perso chissà dove, pedalerà nella notte. Ma è sorridente. Io lo penso nel freddo, mentre raggiunge la fabbrica. Coraggio, Ivan. Stai attento, accendi i fari della bici, pedala dritto. Ti aspetto mercoledì prossimo allo sportello numero 4. E spero un giorno tu sia felice, non solo sorridente.